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Messaggio  dowland58 Gio Mar 06, 2008 7:31 am

In quest'area, le nostre
recensioni su libri, segnalazioni
di mostre, eventi, concerti,
film, CD
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Messaggio  Erica Lun Mag 12, 2008 11:47 am

in un grande prato Verde dowland58 ha scritto:
Erica ha scritto:
(generalmente non amo le recensioni)

Paradossale, no?


Può sembrare, in effetti, un paradosso per una persona che fa il mio mestiere, mestiere che prevede anche che io scriva e riceva recensioni.

Provo a spiegare perché non le apprezzo come probabilmente dovrei.

La mia (bellissima) occupazione principale è mettere al mondo libri, al contempo levatrice e gestante. I libri sono figli e i figli sono pezzi di cuore.
(È interessante notare come fosse così anche presso gli antichi; nell’astrologia classica, dove la V casa indica tuttora tutto ciò che è generato da noi, in primis: figli e opere letterarie; e nella simbologia onirica tradizionale, per cui, per esempio, i laureandi alle prese con la tesi sognano di partorire o di stare per avere un figlio, e viceversa.)

Così è dunque per me.
Un paio di mesi fa è uscito un “mio” libro, al quale avevo lavorato mesi e mesi, benignamente accolto dalla critica e dal pubblico.
Presentazioni (la più recente alla Fiera del Libro tuttora in corso, la prossima al Circolo dei Lettori della mia città) e recensioni sui giornali.
La recensione più lusinghiera ha occupato una doppia pagina de “la Repubblica”. Ebbene: non l’ho letta (mi hanno riferito che era lusinghiera). Io mi sono limitata a scorrere titoli e sottotitoli, a dare un'occhiata alle foto scelte dai giornalisti, a leggere velocemente le didascalie. Tanto bastava: nessuno conosceva quel libro intimamente come lo conoscevo io (oltre agli autori, naturalmente!). Era piaciuto, questo solo contava. L’avevo messo al mondo e ora non mi apparteneva più, com’era naturale che fosse. Bisogna lasciarli andare, questi figli: a che serve il foglio di via, se non a correggere gli errori? Ecco: una recensione è più interessante se dice che un'opera non va, e perché.

Altra emozione, stavolta un po’ “così”: in questi giorni di Fiera del Libro, a Torino si tiene un’iniziativa culturale che si chiama Fahrenheit Tram. Su un vecchio tram cittadino vengono presentati alcuni libri di piccoli editori e un attore ne legge passi scelti. Sabato pomeriggio hanno presentato un volume di architettura e urbanistica che abbiamo pubblicato in collaborazione col gruppo francese di Nice Matin. La traduzione (che ho la grande presunzione di ritenere migliorativa dell’originale) era mia.
L’attrice era brava, aveva interpretato senza l’ausilio del microfono pagine e pagine del libro di un altro editore, le memorie di un uomo di Mercatale, imitando con maestria la parlata toscana, con tutte le C aspirate al posto giusto.
Poi è stato il turno del nostro libro: ormai senza voce, l’attrice ha cominciato ad incespicare nella mia prosa un po’ più strutturata, che non aveva bisogno di istrionismi e interpretazioni di sorta, ma solo di concentrazione e di comprensione delle frasi. Una débâcle: la donna, ormai in stato confusionale, alla fine si è arresa, e l’editore ha terminato la lettura per lei.
Io per tutto il tempo ho sofferto come un cane: avrei voluto suggerirle parola dopo parola, farle apprezzare le virgole e le pause, dirle che stava facendo uno scempio, che doveva leggere quello che c’era scritto e basta, non c’era nulla da drammatizzare, era su un tram, non a teatro (per sua fortuna). Ma tant’è, alla fine l’ho anche applaudita, per lo sforzo, per la stanchezza, perché faceva caldo, perché non ne poteva più, perché il giallo che l’aspettava dopo il nostro libro era molto più coinvolgente dei palazzi e delle piazze di Torino e di Nizza.

Io sono una che si innamora per colpo di fulmine. Degli uomini, delle amiche e degli amici, delle città e delle case, dei libri, dei quadri, di una canzonetta o di un’intera opera lirica. Capace solo di grandi odi e di grandi amori – assai raramente di sentimenti tiepidi – mi innamoro di pancia, d’istinto, sorda alla fondatezza degli avvertimenti, dei consigli, delle recensioni.
Mi innamoro e parto in quarta: entro in libreria e mi lascio guidare dall’istinto, dalle copertine, dai caratteri di stampa, dalla carta, dall’odore dei libri, da una frase in IV copertina o a pagina 37.

Così, per innamorarmi da sola, generalmente sono una distrattissima lettrice di recensioni, nell'assoluta ma impotente consapevolezza di perdermi tante altre cose belle.
Erica
Erica


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Messaggio  dowland58 Mar Mag 13, 2008 5:59 am

E' vero Erica, ma ogni tanto
ti sei "permessa", dietro le
quinte, di consigliarci un libro
che avevi letto.

Fallo ancora, fallo sempre.
Non chiamarle recensioni,
se vuoi, chiamale consigli
di lettura.


e grazie
dowland58
dowland58


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